Per quanto mi riguarda la fotografia è un mezzo espressivo personale; come ogni espressione di se, finisce per comunicare. Ma il primo scopo di ogni foto è soddisfare un'esigenza personale. La mia è fatta di estetica e di libertà, per cui non voglio che fare fotografia diventi una professione: non voglio che sia un committente a decidere cosa devo dire io con la mia fotografia.
Vi faccio un esempio. Chi ha affrescato la Cappella Sistina? Michelangelo, e voi, cari i miei 1000 lettori, avrete risposto tutti correttamente. Cosa c'è in quegli affreschi? Il Giudizio Universale, direte in coro. E chi ha commissionato quegli affreschi? Papa "tiro-a-indivinare-ma-non-ci-piglio". Tranquilli, chi non ha studiato storia dell'arte non si ricorda quasi mai il nome del committente. Ne si ricorda quello del papà che poi ha addirittura censurato coi mutandoni dipinti quegli affreschi. Ma allora perché dovrei abdicare alla mia libertà espressiva per comunicare quello che vuole un committente?
Altro esempio potrebbero essere i quadri di Van Gogh usati letteralmente come tappabuchi nei muri ed ora famosi e quotati: erano senza committente, erano espressione pura dell'autore.
Si, ok. Ora mi direte: "Ma United colors of Benetton ce la ricordiamo, con tutto il committente!" Vero. Ma sono foto tecnicamente semplici e pure noiosette, e il nome del committente è addirittura nel titolo!
Dove sta la libera espressione dell'autore, peraltro noto piú per provocare che per ben fare?
Ecco, ora sapete perché vorrei che le mie fotografie traessero forza nell' estetica innanzitutto, e che comunichino le mie idee più belle e libere, senza che nessuno decida al posto mio cosa è bello e cosa è brutto di quello che faccio in questo mio spazio vitale.
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